LA MORFOGENESI MATEMATICA DELL’UNIVERSO
parte III

LA MATEMATICA ARMONICA NELLA STRUTTURA DEL NUMERO PURO
E NELL’UNIVERSO SENSIBILE IN QUANTO ENTITÀ NUMERABILE

Sezione prima :
LE DIFFICOLTA’ NEL GIUNGERE AL CUORE DELLA MATEMATICA CHE HA DATO
ORIGINE AL PROGETTO DELLA GRANDE PIRAMIDE NEL CONTESTO DELLA
PROBLEMATICA GLOBALE DELLA MATEMATICA ARMONICA

The camps are meant not only to exterminate people and degrade human beings, but also serve the ghastly experiment of elimina
ting, under
scientifically controlled conditions, spontaneity itself as an expression of human behaviour and of transforming the hu man personality into a mere
thing, into something that even animals are not; for Pavlov’s dog, which, as we know, was trained to eat not when it was hung ry but when a bell
rang, was a perverted animal.
Under normal circumstances this can never be accomplished, because spontaneity can never be entirely eliminated insofar as it
is connected not only
with human freedom but with life itself, in the sense of simply keeping alive. It is only in the concentrati on camps that such an experiment is at all
possible, and therefore they are not only “la société la plus totalitaire encore réalisée” (David Rousset) but the guiding so cial ideal of total
d omination in general.
H. Arendt

POETA OGGI

Ci lamentiamo perché continua ad esserci negato l’escapismo in un mondo migliore, di attingere da «esperienze di vita originarie», di celebrare l’universo o gli dèi – in breve: di essere dei veri poeti. Come se la nostra modernità fosse un fenomeno moderno. Come se noi fossimo i primi scettici, i primi cui la musa si chiama «conoscenza», i primi che restarono «separati dall’origine».
Che tremenda ignoranza della storia! Leggevo Lucrezio. Lui fu forse ancora un «vero poeta»? Poeta, lui lo fu certamente ancora. Nonostante anche lui non fosse più ispirato dal mito. Anche lui non attingesse più dal pozzo prospicente il portale della storia. Anche lui non cantasse più la caduta di Troia. Ma fosse separato dal mito. Ma attingesse da una visione scientifica del mondo, che rifiutava addirittura ogni senso mondano. Ma cantasse la caduta degli atomi. E nonostante anche lui continuasse a invocare ancora gli dèi solamente per trovare la forza di poterli meglio irridere. Meno disperato di noi? Meno moderno di noi? Meno assurdo di noi?
G. Anders

2013, Aprile
da J. L. Borges

Y tú, bello Walt Whitman, duerme a orillas del Hudson
con la barba hacia el polo y las manos abiertas.
Arcilla blanda o nieve, tu
lengua está llamando
camaradas que velen tu gacela sin cuerpo.
Duerme, no queda nada.
F. G. Lorca

I.

Non è più magico il mondo. Sei partita.
Invano splenderanno sole, stelle e luna,
Invano i giardini vasti e meravigliosi della vita.
Più non è luna, meraviglia, o vita: non più una
Sera che non sia barbaglio confuso d’altre sere,
Non mai più un’alba il cui biancore non cancelli
Astri di notte insonne e d’agonia. Vanità le sfere
Del tempo, vanità quei giri, quegli archi e quegli anelli
Che l’instancabile sole già stancato traccia
Sul muro d’orizzonte di quest’assenza vaga,
Porta che alle spalle si chiude, mano che discaccia.
Invano scorre il fiume del vino, che d’oblio non s’appaga.
È messo di morte il ricordo, se ti strazia,
E la chitarra, che può condannare, non ti grazia

II.

Non tornerai più. Forse non importa.
Ci sono tante altre cose nel mondo!
Un istante qualsiasi è più profondo,
E diverso che il mare. La vita è corta,
E anche se le sere sono così amare,
Così lunghe, un’oscura meraviglia ci spia,
La morte, quest’altro mare, quest’altra nostalgia,
Che ci libera del mondo, del mare, e dell’amore.
S’inginocchia il rimpianto a ciò che non esiste,
A ciò che non fu perché ritorni dove non è mai stato.
Tu sei il futuro mai scritto eppure cancellato.
Solo venne che resta lo straniero gusto d’esser triste
Questo cieco sognare che m’inclina
Al lumeggiare estremo, che declina.

LE COSE
da J. L. Borges

Il bastone, le monete, il portachiavi,
La mansueta serratura, le perdute
Note che non ritroveranno le vuote
Sere che mi restano, i cimeli degli avi,
Un libro e per segnalibro la disseccata
Violetta, monumento di una giornata
Indimenticabile, di certo, e già dimenticata,
Il rosso specchio occidentale dove incendiata
Splende un’illusoria aurora. Quante cose
Lime, ingressi, atlanti, coppe, chiavi,
Ci servono aggiogate come schiavi
Cieche e stranamente silenziose!
Dureranno di là del nostro oblio:
Niente sapranno mai del nostro addio

A UN POETA MINORE
da J. L. Borges

Lasciare un verso per quell’ora triste
Che alla fine del giorno ci conduce,
Consacrare il tuo nome alla dolente luce
D’oro e d’ombra vaga. Questo volesti.
Con che passione, nell’agonia del giorno
Tentasti paziente l’arduo verso
Che fino a che duri l’universo
Dell’ultimo splendore canterà il ritorno!
Non so se nell’impresa sei riuscito
Dolce fratello mio, se mai tu sia esistito,
Ma sono solo, e sento che il tuo nome
Risorge all’oggi e all’ora, non so come,
A consolare chi spera e chi dispera
Di trovare parole in cui ci sia la sera.

145.

145.
Questo modo di concepire la realtà, che un tempo poteva sembrare una via di mezzo fra un anacronismo estetizzante e una pura e semplice superstizione torna a diventare attuale e ragionevole quando possiamo osservare connessioni come quelle che abbiamo visto nel paragrafo precedente. Il numero di casi in cui siamo stati capaci di verificarle è talmente enorme che non osiamo neppure pensare di farne un conto esatto. Avremmo voluto portare gli esempi più impressionanti, e alla fine siamo stati e saremo costretti a scegliere più o meno a caso. Perché ci riesce davvero difficile dire quale fra le relazioni che abbiamo calcolato possa essere quella che più delle altre ha causato in noi quella al tempo stesso surrealistica e iper-realistica “vertigine simmetrica” in cui alla fine consiste l’intuizione di quella che possiamo forse definire come la verità ultima della matematica armonica. L’1 da cui partiamo, e che sembra perdersi in una molteplicità di sfumature, lo ritroviamo infine percorrendo uno strano tipo di cerchio, in cui le cifre da cui partiamo mutano per ritornare poi inesorabilmente su sé stesse.
Siccome non sappiamo fare altro, facciamo un altro esempio. Fra i tanti casi che abbiamo analizzato, vi è un’armonica fattoriale, legata alle connessioni che abbiamo analizzato qui sopra, dalla quale segue un’altra piuttosto impressionante approssimazione di 360, connessa a sua volta a un’ottima approssimazione del numero d’oro, dalla quale deriva ancora una volta un’approssimazione straordinariamente buona della costante di Planck e un’altra del 360 secondo delle modalità non propriamente scontate (definiamo quella che segue “armonica fattoriale” perché il 10 è, come abbiamo visto, un intero che risulta a vario titolo armonico nell’ambito della trigonometria a base 360°; ma se il risultato è armonico, armonica deve essere considerata anche la funzione che lo genera)
x = -1,7725956086696977505074619524…
x : x!! = 10
x = 2inv. Ln (-1 ∙ x) = 360°,00272213168636915997804357178
y = 1 + (107 ∙ 3sen x) = 1°,1447242253018020328718318534367
z = πA.1 = inv. Ln y = 3°,1415748705053746678746866587681
w = w√z = w = 1°,8541024681425392415642172594077
u = φA.1 =1/(w : 3) = φ -4,3799073220798241140720463811774e-7
v = 1/(φ – u) = 2283153°,332854413604853499319705
f = (3log v)4! = 1°,0054163151272857513565758686589
g = (f ∙ 10) – 32 = 1,054163151272857513565758686589
sen i = g ∙ -10-9 = -1,054163151272857513565758686589e-9
i = (360 ∙ 4192194943450421782476567619462) + 220°,61130987115418866201704032743
= 1509190179642151841691564343006540°.61130987115418866201704032743
h.1 = 1/i = 6,62607015e-34 +4,2202126244651199094323577210305e-71
l = 10 ∙ 3Ln v = 9°,8724505115881459905816243596978
m = 2^2√v = 1°,7725816182881112487334154070776
n = 360A.1 = 2inv. Ln m = 359°,97307771449221709148069277562
o = 1A.1 = cos n = 1° -1,1039479127730452017774706970269e-7

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